La truffa delle tartarughe "baby"
di GIULIANO SADAR
Il loro nome è kinemys reevesi, di questi tempi le
trovate ammassate dietro le vetrine di molti negozi di animali,
spesso con il soprannome "baby" in evidenza. Sono
l'ultima trovata degli importatori e dei venditori di rettili
per dar linfa a quel lucroso e spietato business che è
la produzione e la vendita a tappeto di tartarughe, carne
da macello del pet trade. Ultima trovata e ultima fregatura.
La sfortuna delle kinemys è che restano piccole, ovvero
non crescono come le tartarughe che da una ventina d'anni
giungono in quantità industriali (diversi milioni all'anno
solo in Europa) nei negozi di animali: come le trachemys scripta
elegans, conosciute come "tartarughe dalle orecchie rosse",
di cui dal 1997 è vietata la vendita in Europa, o le
più recenti e delicate Kohni, Concinna, Floridana che
hanno sostituito le "orecchie rosse", aggirando
così il bando.
Le kinemys da adulte non superano i 12 centimetri di lunghezza,
nei maschi, e i 15 nelle femmine, mentre le altre specie possono
raggiungere e superare i 30 centimetri. Non arrivano in Europa,
come la maggior parte delle altre specie, ammassate in contenitori
di 500 pezzi dagli allevamenti della Louisiana o della Florida.
Arrivano bensì dall'Asia. Sono originarie dalla Cina
Meridionale, dalla valle dello Yangtze giù sino a Canton,
oppure da Corea, Taiwan, Giappone - dove vivevano da milioni
di anni facendosi i fatti propri. Il loro commercio oggi è
per la gran parte in mano ad allevatori di Pechino, pronti
a soddisfare una richiesta mondiale crescente sfruttando le
maglie larghe del "libero mercato" stile cinese.
Resta il fatto che gran parte della richiesta che alimenta
questo mercato viene dall'Occidente, dove la moda del "rettile
in casa" sta spopolando, in barba a biologi, etologi
e naturalisti di tutto il mondo che da anni ammoniscono sull'incompatibilità
di questi animali a sangue freddo con ambienti artificialmente
costruiti, e chiedono che questo commercio assurdo e inutile
venga fermato. Niente da fare: anzi, il popolo dell'amore
per gli animali un tanto al chilo, gli adepti delle tartarughe
"usa e getta", ora è entusiasta: finalmente
esiste la tartaruga ideale, che resta piccola quindi mangia
meno, sporca meno, occupa meno spazio. Solo che ha anche altre,
importantissime necessità. La kinemys reevesi è
infatti una specie anatomicamente adatta a vivere in acque
poco profonde e melmose. In acque profonde annega facilmente,
perché è molto pesante, le zampe non hanno la
conformazione "palmata" propria delle specie acquatiche
e palustri, ma piuttosto simile a quelle terrestri. Quindi,
se trattate come le altre tartarughe, le kinemys non ce la
fanno a sopravvivere. Questo ovviamente lo sanno in pochi.
E non tutti quelli che lo sanno, lo dicono. Certo non lo sanno
coloro che comprano, e di solito i negozianti si guardano
bene dal spiegare all'acquirente le reali necessità
delle bestiole perché ne venderebbero molte di meno.
Chi comprerebbe infatti una tartaruga sapendo che per farla
vivere almeno decentemente deve tenere un'ampia vaschetta
piena di acqua stagnante in casa? Pochi o nessuno. La conclusione
è, al solito, triste. Vendute a cifre che si avvicinano
e superano le 50.000 lire a fronte delle 20.000 delle altre
tartarughe "che diventano grandi", le povere kinemys
reevesi "baby" hanno davanti una vita di stenti,
e soltanto le più robuste sopravviveranno.
Questa è solo la più recente, ma probabilmente
non l'ultima, storia di quella fabbrica di piccoli cadaveri
che è il commercio di tartarughe. Un vero e proprio
far west del libero mercato dove le leggi sembrano scritte
per non venir rispettate. L'articolo 727 del codice penale
dice: "Chiunque incrudelisce verso animali senza necessità
(...) o li detiene in condizioni incompatibili con la loro
natura (...) è punito con l'ammenda da lire due milioni
a lire dieci milioni".

Vedi anche: La
tartaruga carta geografica
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